Il 19 febbraio 2016 è stato un giorno triste per il mondo della letteratura, perché se ne sono andati due grandi, grandissimi scrittori: Umberto Eco e Harper Lee. Proprio la novantenne autrice de Il buio oltre la siepe aveva da poco dato alle stampe il romanzo Va’ metti una sentinella, considerato il sequel del suo capolavoro letterario. L’ho terminato qualche settimana fa, ma farne una recensione è stato più complicato del previsto. Per buona parte del libro il personaggio di Atticus Finch – paladino dei neri nel primo romanzo – l’ho trovato stravolto e troppo debole, quasi inerme e addirittura retrivo davanti agli episodi di odio razziale degli anni Sessanta.
Il titolo è una citazione di un passo biblico (Isaia 21,6), ripresa nel romanzo dallo zio di Scout, sicuramente il personaggio meglio riuscito del romanzo:
L’isola di ogni uomo, Jean Louise, la sentinella di ognuno di noi, è la sua coscienza.
Quella di Atticus, di coscienza, non viene smossa nemmeno dalla figlia ventiseienne ritornata a Maycomb per una breve vacanza, che si imbatte in un padre pieno di pregiudizi, dalle idee completamente stravolte, che per il quieto vivere sembra aver smesso di lottare per la giustizia. La parte più bella del libro è il confronto aperto tra i due alla fine della sesta parte.
Sono cresciuta proprio qui nella tua casa, e non ho mai saputo cosa ti passava per la testa. Ho solo ascoltato quello che dicevi. Hai omesso di dirmi che noi eravamo migliori dei negri per natura, Dio benedica le loro teste lanose; che potevano arrivare fino a un certo punto; hai evitato di dirmi ciò che O’Hanlon ha detto ieri. Perché là sotto a parlare c’eri tu, mentre a dirlo era H’Hanlon. Tu non sei solo un codardo, Atticus, ma anche uno snob e un tiranno.
Quando parlavi di giustizia hai dimenticato di dire che la giustizia è una cosa che non ha niente a che fare con la gente…
Non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto. Mi hai tradito, mi hai cacciato di casa e ora sono in una terra di nessuno.
Qui, dopo tante pagine, ho finalmente ritrovato lo stile di Harper Lee, la sua scrittura forte e coinvolgente. Ho atteso fino alla fine sperando che fosse tutto uno stratagemma del padre, un complicato argano dell’avvocatura, per tirarsi dalla sua parte i bianchi e allo stesso tempo favorire i neri. Invece Atticus Finch per come l’avevo conosciuto è proprio scomparso. O meglio, si è dimostrato per quello che era realmente, non un eroe ma un misero bianco senza coraggio.
Suonerà strano ma questo libro mi è piaciuto: perché non trovo spesso romanzi contro cui accanirmi così tanto. Se non mi entusiasmano fin dall’inizio li abbandono, avvalendomi del III diritto di Pennac; qui, invece, sono andata fino alla fine.
Voi l’avete letto? Che ne pensate?