Autore: Nick Hornby
Titolo: Tutti mi danno del bastardo
Titolo originale: Everyone’s reading Bastard
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 2012 (in Italia nel 2013)
Casa Editrice: Guanda
Collana: Prosa contemporanea
65 pagine
Prezzo copertina: 9,00 €
EAN 9788823506183
L’avevo presentato qualche settimana fa come la new entry dell’autunno. Ero curiosa di leggerlo e l’ho comperato appena ne ho avuto l’occasione. Ora però un po’ me ne pento. Nick, puoi fare di meglio! Questo il mio primo pensiero, una volta ultimata la lettura di questo libercolo. Sì, perché di libercolo realmente si tratta. Io sono andata sulla fiducia, ma questa volta sono rimasta un po’ delusa.
Già quando è arrivato il pacco pensavo si fossero sbagliati e mi avessero mandato un estratto.. 9 euro per 65 pagine (oltretutto scritte in un bel carattere graziato 16 px, neanche c’avessi la cataratta???). Ma vabbè, mi son detta, l’apparenza a volta inganna.
Purtroppo però stavolta ci aveva visto benissimo (cataratta a parte)! L’ho letto in poco più di un’ora, andando con calma e rileggendo bene alcuni passaggi per cogliere l’ironia e lo stile.
Cercando allora di scacciare questa sensazione frustrante, ho provato a documentarmi un po’, per vedere se solo a me non era poi tanto piaciuto questo nuovo libro di Hornby. Ho così scoperto che in Inghilterra, paese natale dello scrittore, è uscito l’anno scorso, come e-book, e catalogato sotto il genere short story (romanzo breve o racconto lungo, come preferite). Per carità, l’idea è geniale: l’ex moglie, giornalista, che sfoga la sua delusione verso il marito, criticandolo come padre e come partner in una rubrica dedicata. Bastardo!, questo l’appellativo che gli viene affidato dalla consorte, che non lesina particolari e dettagli sulle mancanze dell’ex compagno. E lui? Beh non può fare molto, se non sopportare in silenzio commenti e risatine dei colleghi, che lo additano dalle scrivanie, e le lamentele della madre che si trova spesso a chiedergli spiegazioni su comportamenti che mai avrebbe immaginato dal figlio, ma che – anche se a volte un po’ ingigantiti dalla moglie – hanno pur sempre un fondo di verità. La sua vita privata diventa, suo malgrado, di dominio pubblico.
Fin qui tutto bene, se non fosse che… il finale non c’è. Cioè, dico, in un romanzo ci può anche stare, la suspense, la libera interpretazione del lettore; ma in un racconto di 60 pagine e poco più… In un’intervista Hornby afferma che «da Cechov in poi la parola fine, in una short story, ce l’ha il lettore, con piena libertà di far proseguire la vicenda come meglio immagina». Sarà.
Comunque, la novella è bella, scritta bene, avvincente, originale, in perfetto stile Hornby… Forse però un po’ troppo pompata a livello mediatico, come “l’ultimo lavoro editoriale dell’autore di Alta Fedeltà”. Come suggerisce qualche collega blogger, anch’io – da fan dello scrittore – avrei preferito aspettare ancora qualche anno, per acquistare magari a qualche euro in più una raccolta di racconti brevi.
Ditemi la vostra opinione: l’avete letto? Vi è piaciuto?