Parla, mia paura – Simona Vinci

Un libro forte, di pancia. Un libro che squarcia il velo dell’indifferenza, rompe il tabù della depressione e racconta gli attacchi di panico, un argomento troppo spesso nascosto da una società che chiede solo perfezione. La paura della paura è un male che non si vede e per questo molti faticano a parlarne. Temono di risultare pazzi, agli occhi di chi quel dolore non l’ha mai affrontato. Simona Vinci ha dalla sua l’esperienza vissuta in prima persona, che la rende una come noi. E proprio per noi ha scritto questo libro, per aiutarci ad affrontare e superare le paure, qualsiasi esse siano.

Molti di quelli che hanno sofferto e soffrono di attacchi di ansia e di panico ricordano perfettamente le circostanze nelle quali si è verificato il primo. Lo squarcio. Il taglio. La cesura. Il momento a partire dal quale tutto cambia e comincia lo stato più spaventoso: la paura della paura.

Io non ho mai sofferto di attacchi di panico, ma sono stata a fianco di una persona che ne ha avuti per anni. E seppur indirettamente so che la paura è talmente tanta da non riuscire nemmeno a spiegarla. È paura di morire, da un momento all’altro, paura di non riuscire più a respirare, di vedersi saltare fuori il cuore dal petto, tanto il suo battito è incontrollato. È paura di affogare in un mare di nulla, paura di sprofondare nel baratro più buio, paura che il mondo, tutto insieme, ti crolli addosso.

Impressione di cadere, di precipitare in un vuoto infinito, di esplodere, di impazzire, di essere sul punto di morire. La sensazione somiglia a quella di un infarto.

Ricordo bene come è accaduto, la prima volta. Eravamo in pizzeria, per festeggiare il nostro primo San Valentino.
Poi è successo di nuovo, al cinema, e quel film mai finito di guardare non l’abbiamo più affrontato. Sembrava una cosa circostanziata ai luoghi pubblici e affollati e invece capitava anche a casa, nel più totale silenzio, o in macchina, in uno spazio limitato e presumibilmente sicuro.

La paura è quasi contagiosa, in queste circostanze, soprattutto se non sai come reagire per limitare i danni. Ma è indispensabile avere qualcuno al proprio fianco, in quei momenti e anche dopo. Perché ci si sente in qualche modo meno soli, anche se si fatica ad ammetterlo.

Qualsiasi sia il percorso che si sceglie per cercare di uscirne (psicoterapia, meditazione, cure farmacologiche, religione, ecc), decidersi ad affrontare il problema è già una vittoria. La società moderna ci porta sempre più spesso a nascondere le fragilità, il disagio, la paura, per non sentirsi inadeguati. Temi come la depressione o gli attacchi di panico sono ancora, nel 2017, veri e propri tabù. Ma scavando a fondo viene fuori che quasi tutti ne abbiamo sofferto o siamo stati vicini a una persona che li ha vissuti sulla sua pelle.

È che se ne parla poco, anzi quasi nulla. C’è questa cosa di voler apparire sempre al top, sempre perfetti, ma in realtà nel nostro privato abbiamo delle fragilità. Simona Vinci ha scritto questo memoir proprio per condividere un dolore che non voleva restasse solo suo..

Ho deciso di scrivere questo resoconto di un periodo difficile della mia vita e di un disagio esistenziale che mi appartiene, e probabilmente in vario grado mi apparterrà per sempre, perché avevo bisogno di perdonarmi e al tempo stesso di offrire agli altri che abbiano vissuto o vivano qualcosa di simile, la possibilità, se non di immedesimarsi, almeno di cogliere un riflesso di sé nelle mie parole. Ogni vicenda umana è diversa, ogni storia di ansia, paura e depressione è diversa, non c’è una via unica. Questa è stata – questa è – la mia. Non è paradigmatica, non è estrema, è fatta di piccoli eventi. Eppure, ogni piccola vita, con i suoi eventi minimi, ha qualcosa da dire alle altre vite; ogni vicenda umana è, in qualche modo, di chiunque voglia condividerla.

La paura è una cosa che non si può spiegare, a chi non l’ha vissuta, sulla sua pelle o su quella di una persona vicina (che in alcuni casi è solo un’estensione della tua). O meglio, fino a prima di questo libro non credevo fosse possibile spiegarla. Ma Simona Vinci ha fatto il miracolo, ha raccontato l’irraccontabile.

Come si fa a definire quella particolare paura, che non è la paura di qualcosa di reale, concreto, riscontrabile, evidente, ma una paura irrazionale e pervasiva e fa del corpo, del sistema cardiocircolatorio, respiratorio e vasomotorio l’onda del ciclone, il punto preciso da cui ha origine un terremoto, il cuore di un incendio spaventoso, l’abisso più nero che è l’attacco di ansia e peggio ancora l’attacco di panico?

E l’ha fatto in una maniera splendida: aprendosi al lettore a 360 gradi. Svelando il suo male, la depressione, che spesso è causa e/o conseguenza degli attacchi, e il lungo percorso che lei ha fatto per uscirne. Ma senza chiedere compassione né assoluzioni. Solo per essere di aiuto a se stessa e agli altri, condividendo un dolore che troppo spesso le persone si tengono dentro.

Per essere aiutati bisogna fidarsi di qualcun altro, affidandosi totalmente alle sue cure. Per quanto noi familiari o amici vogliamo aiutare, spesso non siamo le persone adatte per farlo. La nostra presenza è sì fondamentale, ma per salvarsi serve qualcuno di più forte, con le giuste competenze e soprattutto qualcuno di estraneo alla tua vita. Perché la paura spesso distrugge tutto: affetti, lavoro, amicizie.

Ovvio e scontato dire che consiglio a tutti, ma proprio a tutti – anche a chi non ha mai avuto a che fare con queste paure – la lettura di questo libro così profondo. E se questa recensione non è stata sufficiente per convincervi, vi lascio questa intervista di Repubblica.it, perché sentire direttamente dalla voce di Simona Vinci come ha affrontato la depressione possa essere di aiuto a qualcuno che invece non sa proprio cosa fare per risollevarsi.

simona vinci

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