Come innamorarsi lentamente di un libro: leggendo “Ruggine” di Anna Luisa Pignatelli (Fazi Editore), pagina dopo pagina. Non è facile staccare gli occhi da questo potente romanzo “di paese”. La sua liricità, la forza della storia e l’abile dosaggio delle parole e delle emozioni ha fatto sì che io lo premiassi quale miglior lettura del mese appena concluso.
Gina, detta Ruggine perché sta sempre attaccata al suo gatto Ferro, è un’anziana vedova, che vive in un piccolo borgo della Toscana. Emarginata, perseguitata dai pregiudizi dei compaesani, curva sotto il peso della vecchiaia e del dolore – sia fisico sia spirituale -, viene additata come una strega, una fattucchiera.
Vecchia e sola contro tutti durante una vita intera, s’era saputa difendere, era riuscita a sopravvivere. In fondo quella sua condizione le sarebbe perfino piaciuta – solo una persona antica può avvicinare i misteri del mondo – se non fosse stato per il suo busto: s’inclinava in avanti ogni anno un poco di più come se, per trovare sollievo dai dolori che la tormentavano, cercasse di non opporre resistenza alle leggi della vita che impongono, a chi non è toccato dal privilegio, di chinare la schiena.
In paese tutti sanno cosa le faceva il figlio, ora chiuso in una casa di cura, ma nessuno ha fatto niente per salvarla. E l’omertà, mista all’ignoranza e alla villania, ha fatto sì che fosse lei quella a dover pagare per gli errori degli altri.
Pensano di farla morire di spavento, ma chi l’ammazza questa? La scorza dura sotto la quale si nasconde un’anima fragile e delicata, l’ha resa capace di vivere sola e di far fronte a qualsiasi sopruso. Non le ha spento la voglia di sognare una vita diversa, lontano, con lo zingaro Zarco, una vita in cui ognuno basti a se stesso.
L’epilogo scioccante lascia con un po’ di malinconia, ma rende l’opera un vero capolavoro.
Questo libro è stato una vera sorpresa! Spero lo sia anche per voi, se deciderete di leggerlo. Poi fatemi sapere qui nei commenti cosa ne pensate.