Libroterapia: Insofferenza per le case di cura

Alzi la mano chi non ha mai trascorso almeno qualche giorno in una casa di cura. Per un intervento, per una serie di esami o – peggio – per un ricovero forzato dovuto a un’incidente, capita spesso di trovarsi in una stanza fredda, asettica e spesso inospitale. Ecco allora cosa mettere in valigia, assieme al pigiama “da ospedale” (tutti ne abbiamo uno, ammettiamolo) e allo spazzolino da denti. Si tratta di 2 libri, belli belli e davvero utili per allietare la vostra permanenza in un luogo che di lieto ha gran poco.

Ella Berthoud e Susan Elderkin ci consigliano un racconto breve di Dino Buzzati I sette piani, che racconta proprio di una casa di cura dove i reparti dedicati alle varie malattie sono appunto distribuiti su sette piani: procedendo dall’alto verso il basso troviamo «le forme leggerissime, il sesto i malati meno gravi ma non trascurabili, il quinto i casi più seri giù giù fino ai gravissimi del secondo piano e a quelli per cui ormai era inutile sperare del primo».

Per i casi più estremi, invece, il consiglio letterario è un classico: Diceria dell’untore di Gesualdo Bufalino. Complice la revisione all’edizione italiana di Fabio Stassi, questo romanzo farà più di tante medicine.

Una sua sola pagina sarà per voi un piacere degli occhi e delle orecchie, migliorerà le vostre condizioni generali e terrà occupate la vostra intelligenza e la vostra sensibilità per tutto il tempo. […] Gesualdo Bufalino vi soccorrerà con una valigetta ampia come un vocabolario.

Ora tocca a voi: quale romanzo vi ha fatto compagnia durante un ricovero, tanto che lo consigliereste a chi si trova ora in questa situazione?

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