“L’arte di essere fragili” è l’ultimo libro di Alessandro D’Avenia, il prof. siciliano che insegna ai giovani (e non solo) la letteratura ma anche la strada per trovare la felicità. Non per niente il sottotitolo recita “come Leopardi può salvarti la vita”. L’avete letto? Se volete qui potete dare una sbirciatina all’interno.
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?”
La sinossi non lascia scampo: tutti ci siamo posti queste domande, almeno una volta. E spesso non siamo stati in grado di trovare nessuna risposta soddisfacente.
Per fortuna oggi viene in nostro soccorso uno degli autori più apprezzati della narrativa italiana, uno che le cose le sa dire bene e spiegare anche meglio. Anzi, in questo libro sono in due a parlare: uno è Alessandro D’Avenia, l’altro è Leopardi.
Tutto il libro è strutturato come un grande epistolario a senso unico, contenente le lettere che lo scrittore siciliano indirizza proprio al grande poeta di Recanati, per ringraziarlo dell’ispirazione che a soli 16 anni l’ha folgorato e lo ha reso il professore che è oggi.
“Caro Giacomo” è un incipit molto colloquiale, che contribuisce ad avvicinare il lettore all’animo profondo del narratore, perché leggere le lettere scritte da qualcuno vuol dire poter entrare nella sua intimità, e anche in quella di chi quelle lettere le dovrebbe ricevere. Non fosse che quel Giacomo è proprio quel Leopardi, che da studenti abbiamo sempre definito pessimista, palloso e sfigato, ma che qui D’Avenia riesce a stravolgere completamente.
Nei suoi versi il poeta marchigiano ha dato prova di essere un “cacciatore di bellezza” e la serie di eventi (per lo più sfortunati) che gli sono accaduti in vita non sono serviti a scoraggiarlo. Nonostante le cadute, le sconfitte e le delusioni, la salute cagionevole e la figura paterna che l’ha più volte ostacolato, Leopardi ha riconosciuto la sua fragilità ma è andato avanti, inseguendo una passione (quella per la scrittura e, più in generale, per la vita) con tutto se stesso.
Fu un cacciatore di bellezza, intesa come pienezza che si mostra nelle cose di tutti i giorni a chi sa coglierne gli indizi, e cercò di darle spazio con le sue parole, per rendere feconda e felice una vita costellata di imperfezioni.
D’Avenia parla a Leopardi come a un amico, ne ascolta i problemi citando passi dello Zibaldone e versi delle sue opere più celebri, e cerca di spiegare, a noi prima di tutto, che la vita è bellezza, basta saperla guardare con gli occhi giusti.
Ok, D’Avenia è un professore di lettere al liceo quindi la letteratura la conosce bene: ma da dove viene tutto questo interesse e questa ardente passione per il poeta di Recanati? Come spiega nell’intervista pubblicata su Huffingtonpost.it
“Leopardi mi ha insegnato ad accostarmi alle età della vita con parole precise, rendendole così reali e abitabili, e mi ha aiutato a trovare gli strumenti dell’arte del vivere quotidiano in ogni tappa dell’esistenza, identificando il fine per cui esiste e la passione felice che deve attraversarla e guidarla”.
Il libro, infatti, è suddiviso in 4 sezioni, ognuna dedicata a una fase dell’esistenza umana:
- adolescenza, o l’arte di sperare
- maturità, o l’arte di morire
- riparazione, o l’arte di essere fragili
- morire, o l’arte di rinascere
Attraverso il viaggio nella vita di Leopardi, D’Avenia ci racconta cosa vuol dire crescere e morire, ci insegna a guardare noi stessi con il cuore, ci spiega come l’amore ci perdona e come riparare sia sinonimo di amare.
Che bello che è questo verbo: riparare. L’ho incontrato per la prima volta con Maylis de Kerangal e il suo romanzo “Riparare i viventi” (da cui recentemente è stato tratto anche un film).
Da te, Giacomo, ho imparato cosa sia questa malinconia, che tutti ci accomuna; spesso la scacciamo come sentimento inadeguato e negativo, invece è proprio il moto del cuore che ci salva e ci spinge a creare e a riparare le cose e le persone.
De “L’arte di essere fragili” ne ho parlato anche nei miei ultimi video su YouTube. Addirittura in uno l’ho definito un libro a tratti un po’ troppo “colto”: mi spiego meglio. Ci sono dei punti un po’ difficili, nel senso che richiedono buone conoscenze letterarie e grande concentrazione. Ammetto che anch’io, che leggo e studio molto, per lavoro e per passione, ho avuto qualche difficoltà a rimanere attenta. Questo non è un difetto, però. Eleva ancora di più il valore del libro, ma è giusto che i lettori lo sappiano. Non è una lettura della buonanotte, da fare la sera prima di andare a dormire, ma serve un po’ più di attenzione.
Vi faccio un esempio.
L’ipervisibilità del mondo contenuto nei nostri schermi tascabili elimina ogni soglia e ogni confine; non crea, come la siepe, un momentaneo digiuno dell’oltre che genera desiderio, ma superfici emozionali che saziano senza nutrire, che fanno presa senza comprensione.
Sono concetti forti, espressi con grande grandissima capacità narrativa, ma a mio avviso non facili a una lettura distratta. Mi sono quindi ripromessa di leggerlo nuovamente quando avrò un po’ più di tempo.
A una prima lettura, comunque, non mi è sfuggito il senso generale e cioè la volontà di raccontare, attraverso Giacomo Leopardi, la vita, partendo dall’adolescenza che è il periodo più delicato e difficile.
In quest’epoca si parla tanto di adolescenti, ma si parla troppo poco con gli adolescenti. […] Non guadagna la fiducia dei ragazzi chi la cerca scimmiottando la loro adolescenza, ma chi partecipa alla loro vita, scegliendo volta per volta la giusta distanza.
E proprio coinvolgendo i giovani Alessandro D’Avenia sta girando l’Italia con uno spettacolo teatrale gratuito ispirato a questo libro. Io sono andata a vederlo a Verona e vi assicuro che ne vale veramente la pena.
Non avevo ancora finito di leggere “L’arte di essere fragili” ma non è un fattore fondamentale. La “lezione a porte aperte”, come l’ha definita lo stesso autore, si segue benissimo anche senza aver letto il libro, anzi forse la lettura è più apprezzata dopo.
Vi lascio qui il link al calendario delle prossime date, sperando che D’Avenia faccia tappa vicino a casa vostra e che possiate andare ad assistere a questa bellissima opera di letteratura vivente.
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Ciao Beatrice, complimenti per questa bellissima e super approfondita recensione. Ho regalato questo libro a mia mamma, docente di Italiano e Storia di una scuola superiore, ma non appena lo terminerà coglierò l’occasione di leggerlo.
Grazie Camilla! :) Se ti interessa, D’Avenia ne ha appena sfornato un altro. Questa volta parla di amore, ripercorrendo alcune delle figure femminili più importanti (mogli di artisti, scrittori, registi) e approfondendo con la sua scrittura mirabile il mito di Orfeo ed Euridice. Potrebbe essere un buono spunto per i regali di Natale ;) il titolo è “Ogni storia è una storia d’amore”