Come racconta l’amore lei, nessuno mai. L’amante giapponese è l’ultimo capolavoro letterario di Isabel Allende, una scrittrice che amo moltissimo – non per niente l’ho inserita nella mia personalissima top ten delle scrittrici femminili. E come ogni volta che mi imbatto in un suo libro, ne esco carica di nuove emozioni, felice per aver vissuto assieme ai suoi personaggi una nuova vita ma allo stesso tempo triste perché prima o poi le pagine si esauriscono. Vorrei che i suoi romanzi fossero infiniti! Per consolarmi non mi resta che consigliarvelo, come libro del mese, sperando che anche voi possiate appassionarvi al suo stile narrativo, così denso e a tratti davvero struggente.
Intenso è l’aggettivo con cui definirei L’amante giapponese. Specialista delle saghe familiari, la Allende ci regala anche in questo nuovo romanzo una storia ricca di particolari e di personaggi. Una su tutti Alma Belasco, la protagonista principale che, raggiunta la soglia degli ottant’anni, ripercorre la sua vita con un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso lettere, ricordi e amici.
Decisa a trascorrere la terza fase della sua vita in un’insolita casa di riposo – che, come racconta in un’intervista l’Allende, esiste veramente ma ha un altro nome -, si imbatte in una giovane dell’Est Europa, che cerca un lavoro per scappare da un passato infausto, fatto di dolore e sofferenza.
La maestria dell’autrice sta nel non svelare tutto subito, ma nello sviscerare pensieri e aneddoti un poco alla volta, costringendoti – se mai te ne fosse venuta voglia – a non staccarti dalle pagine fino a quando non sei arrivato alla fine. E la passione travolgente tra l’Alma giovane e bella e Ichimei Fukuda (l’amante del titolo), figlio del giardiniere dello zio, costretto ad abbandonare tutto e ad essere “esiliato” assieme alla famiglia dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbour, è un altro dei motivi che ti terranno incollato al libro. Lo terrai stretto, come un bambino che ha bisogno di affetto e protezione, ti ci commuoverai perfino, perché l’amore tra razze diverse è – purtroppo – un tema che non smette mai di essere attuale.
Le strade che vengono separate, però, spesso sono destinate a rincontrarsi, soprattutto quando c’è una calamita che le attira una all’altra, e questa calamita si chiama amore. Quello vero, quello con la A maiuscola, quello che incontri solo una volta nella vita e anche se poi lo abbandoni, o sei costretta a farlo, rimarrà sempre il primo e unico.
Come in tutti i romanzi di Isabel Allende i sentimenti si uniscono alla storia, quella vera. Ogni trama dei suoi racconti è sapientemente contestualizzata in un dato momento storico e qui ci ritroviamo a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, un periodo di forti cambiamenti sociali che hanno segnato per sempre l’intera umanità (se cerchi dei libri che raccontano di deportati, storie vere e testimonianze di sopravvivenza e speranza, leggi il post dedicato alla Giornata della Memoria).
La prosa, più matura ma sempre meravigliosamente incalzante, di Isabel Allende ancora una volta ha colpito nel segno.
Di Isabel Allende ho letto solo “La casa degli spiriti” tanti anni fa. Avevo trovato dei passaggi un po’ forti (a quindici anni), eppure alcuni dettagli erano così vivi che ancora oggi non posso dimenticarli, come la descrizione di Rosa ormai impressa nella mia mente. Questa recensione mi fa venir voglia di leggere “L’amante giapponese”.
La Allende di oggi è più matura di quella de La casa degli spiriti, ma il suo stile narrativo è inconfondibile. Sono sicura ti resterà nel cuore anche questo! Leggilo, ne vale la pena!
bellissimo blog, complimenti :) della Allende ho letto solo La Città delle Bestie, ma ora mi hai fatto venire tanta voglia di esplorarla meglio…
^^
Non resterai deluso da lei, credimi! Buone letture :)
Appena finito di leggere TUTTO D’UN FIATO! un libro straordinario, per quanto mi riguarda anche terapeutico! mi rimarrà impresso nella mente e nel cuore! grazie mille per averlo recensito così bene a avermi fatto venire la voglia di leggerlo!