Di fragilità umane ce ne sono tantissime, e quella del tradimento è forse la più diffusa. Fisico o anche solo mentale, è un atteggiamento che sconcerta, disturba, ferisce. Soprattutto quando non è confessato, perché non è visto come una mancanza bensì come un’esigenza a cui non si riesce a rinunciare. Oggi è San Valentino, lo so, ma non volevo fare troppo la sdolcinata. Ho quindi deciso di regalare a tutti gli innamorati un romanzo d’amore sì, ma forse più vicino alla realtà di tante storie a lieto fine. Per farvi riflettere: non è solo oggi che dovete amare e farvi sentire dal partner, con regali e dolcezze. San Valentino non dovrebbe essere festeggiato tanto, perché dovrebbe essere tutto l’anno.
La fedeltà è un monologo maschile, scritto però da una donna, Diane Brasseur, che è riuscita a entrare nella mente di un fedifrago per svelare cosa porta gli uomini a tradire. In questo caso (forse non sempre) è la paura di invecchiare: il protagonista, felicemente accasato, da un anno ha una relazione extraconiugale con una donna di 23 anni più giovane di lui. Ama entrambe, sia la moglie (che non chiama mai per nome, sempre e solo “mia moglie”) sia Alix. E non sa – o forse non vuole – scegliere.
Faccio l’amore con Alix, faccio l’amore con mia moglie. Non so più chi tradisco con chi.
Ha una doppia vita, perché dal lunedì sera al venerdì pomeriggio si trova a Parigi per lavoro, e qui può condurre un’esistenza parallela, a base di amore ed effusioni. Quando torna a casa, a Marsiglia, nei fine settimana, è invece il bravo padre di famiglia, che porta tutti a New York per Natale. Il porto sicuro in cui ritorna nel weekend è un caldo focolare domestico a cui non riesce a rinunciare.
La sua (in)fedeltà alle compagne lo mette in crisi, non sa chi scegliere e allo stesso tempo ha paura di perdere entrambe.
Mi dimentico cosa succede all’altro capo della mia vita senza dimenticarlo. Certe sere, quando sono a Parigi, come le punture di zanzara si risvegliano e si rimettono a prudere, mi ricordo che ho una moglie e una figlia.
Mentre è sdraiato vicino al corpo nudo dell’amante si ricorda di avere una famiglia, e gli manca. Altre, mentre è a casa sul divano con moglie e figlia, continua a guardare il cellulare in attesa di restare un attimo da solo per parlare con la giovane Alix. È un caso abbastanza emblematico, di quella componente maschile che cerca in più donne la felicità. Un sintomo freudiano di ricerca dell’amore materno e della trasgressione, che difficilmente possono identificarsi nella stessa persona.
Forse dovremmo abbuffarci della nostra storia come due bulimici.
Scopare fino alla nausea, stringerla troppo forte tra le mie braccia, mangiare nello stesso piatto e leccare le stesse posate, dire tutte le parole d’amore di fila, come si accende una sigaretta con la brace della precedente, fare la doccia insieme e scambiarci i vestiti. Per essere sazi, una volta per tutte.
La scelta, credo più che consapevole, di non dare un nome proprio né al protagonista né alla moglie, è una sottile allusione al fatto che in questa situazione potrebbe trovarsi chiunque, e lascia spazio all’identificazione dei lettori colpiti dalla stessa sorte (che siano uomini o donne). L’autrice, classe 1980, di origini franco-svizzere, è scrittrice e sceneggiatrice e ha qui dato prova di un’enorme abilità di prosa evocativa. È entrata in punta di piedi nella mente di un uomo, senza paura di quello che ci avrebbe trovato, e ne ha fatto un ritratto che si legge con avidità.