Ci ho messo un po’ a finirlo, lo ammetto, e in mezzo c’ho infilato pure altre letture, ma non ho mai abbandonato il pastore Gabriele Oak e la giovane Batsceba. Leggere Thomas Hardy non è facile, parliamo di letteratura inglese di fine Ottocento, ricca di termini dialettali e povera di dialoghi, ma l’avevo studiato al liceo (in lingua originale) e avevo voglia di rituffarmi nel paesaggio rustico del Wessex.
Autore: Thomas Hardy
Titolo: Via dalla pazza folla
Titolo originale: Far from the madding crowd
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 1874
Casa Editrice: Garzanti
Collana: I grandi classici
443 pagine
Prezzo copertina: 12,90 €
EAN 9788811360070
Nè verista né naturalista, Hardy vive per le coincidenze ed è questo che più adoro in lui. È un meraviglioso narratore di figure femminili e per le sue descrizioni si ispira alla poesia tragica. La sua prosa è ricca di metafore e similitudini, ha un linguaggio ricercato e ad alcuni potrà sembrare un po’ prolisso quando, per accertarsi che è l’una di notte, ci mette 11 righe.
La stella del Cane e Aldebaran, puntando verso le irrequiete Pleiadi, erano a metà strada sul cielo meridionale, e tra esse pendeva Orione, la cui sgargiante costellazione non era mai stata più brillantemente accesa che ora, mentre sbucava al di sopra dell’orlo del paesaggio. Caronte e Polluce con la loro luce tranquilla erano quasi sul meridiano; il nudo e triste Quadrato di Pegaso si insinuava girando verso nord-ovest; lontano, attraverso la piantagione. Vega luccicava come una lampada sospesa tra gli alberi spogli, e il trono di Cassiopea posava elegantemente bilanciato sui rami più alti.
L’amore non corrisposto
Pubblicato anonimo, a puntate, sul Cornhill Magazine, Via dalla pazza folla ha fatto fortuna solo negli ultimi anni grazie all’omonimo film diretto da John Schlesinger (prossimamente ne uscirà una nuova versione cinematografica con Carey Mulligan). In Curarsi con i libri viene inserito come rimedio letterario alla voce “Amore non corrisposto” e devo dire che concordo pienamente con le due autrici.
L’unica superiorità in una donna che il sesso rivale sopporti, è, generalmente, quella di carattere inconsapevole; ma una superiorità conscia di sé può qualche volta piacere col suggerire possibilità di conquista all’uomo soggiogato».
La bella Batsceba è il sogno più o meno proibito di quasi tutti i personaggi maschili di rilievo presenti nel libro: il pastore Oak, il fattore Boldwood, il giovane Troy. Chi riesce a conquistarla poi se ne approfitta e chi è quasi sul punto di averla, poi la perde irrimediabilmente. Solo la costanza e la pazienza premieranno un fortunato amante e porteranno al tanto sperato lieto fine (dopo ben 440 pagine).
Batsceba e Oak
Essa represse uno sbadiglio fino a una piccolezza inoffensiva, fino a ridurlo quasi punto maleducato.
“Non vi amo” disse.
“Ma vi amo io, e per quanto mi riguarda io mi contenterei di piacervi”.
“Oh, signor Oak, questa è bella davvero! Ma finireste per disprezzarmi”.
“Mai!”
[…] Una donna può essere trattata con una amarezza che a lei risulta gradita, e con una ruvidezza che non è offensiva. Batsceba si sarebbe sottomessa a qualunque sdegnoso castigo per la propria leggerezza, se Gabriele le avesse in pari tempo assicurato di amarla; l’impetuosità di una passione non corrisposta è sopportabile anche se brucia e farnetica; vi è un trionfo nell’umiliazione, e una tenerezza nella contesa.
Bastceba e Boldwood
[…] Era evidente che una natura come quella di quell’uomo non aveva nessuna attrattiva per una donna del gusto di Batsceba. Ma Boldwood si sentì bruciare fino alla punta delle dita da incipiente gelosia; e per la prima volta varcò la soglia dell'”inferno dell’amante offeso”.
Se avete voglia di tuffarvi in una storia d’amore vecchio stampo, se avete bisogno di soffrire un po’ con Oak e i suoi “colleghi d’avventure amorose” per risollevarvi da una brutta esperienza sentimentale, questo è il libro che fa per voi.
Ah, il 17/9 è uscito anche il film. Io l’ho visto in anteprima per voi e ve lo racconto in un post dedicato.
ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh…. Hardyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy? e capisco che sei uno scrittore dell’ottocento e non conosci la televisione…..ma essere un pò più succinto nelle descrizioni? niente? se avessi scritto tu La Divina Commedia ci sarebbero voluti 333333 canti !!!!!!!!!!!!!!! vabbè lasciamo stare :D :D :D :D
Ho finalmente finito di leggere il “tomo”, bello, ma insomma a tratti melenso e a tratti indisponente…in breve :
Batsceba : stronza con la s minuscola
Oak : buono e bamboccione….e l’autore gli ha voluto bene, perchè nella vita reale le cose non finiscono così
Troy : stronzo con la S maiuscola
Boldwood : un estorsore di promesse…ma scherziamo?
Liddy : il personaggio migliore :D :D :D
spero che il film accentui un pò di più i caratteri perchè Oak nel libro è odiosamente apatico e soprattutto spero di recuperare il film…prima o poi…
ma questo commento è solo un pretesto per fare i miei migliori auguri alla piccola Adele e alla mamma ;)
un saluto Napo
Napo sei troppo forte!!! :D concordo su tutto e devi assolutam guardare il film, perché qui i personaggi sono tutta un’altra cosa!
Grazie mille per gli auguri, anche da parte di Adele :D
Cara Beatrice, lei non finisce di stupirmi! Capisco la cortesia. Ma è veramente sincera quando si dichiara totalmente d’accordo con Napo?
(“Concordo su tutto”. Sic!)
Se l’ho scritto si vede proprio di sì ;)
Mi ha deluso, fortemente deluso.
De gustibus non est disputandum
Non ne faccia questione di gusto, ma di competenza e maturità critica. Indulgere verso non ponderate e infantili valutazioni non le giova ed è segno di superficialità e di scarso rispetto verso i lettori del blog. Mi meraviglio che una persona come lei, impegnata a fare l’elogio della lettura, si abbandoni a commenti affrettati e superficiali sull’opera matura di uno scrittore come Hardy.
La critica, mi creda, è altra cosa. Se vuole possiamo parlarne.
Il commento di Napo era sicuramente dal tono ironico e leggero, o almeno così io l’ho interpretato; la mia risposta è stata altrettanto “frivola” e non credo che averlo assecondato faccia di me una persona superficiale. E sinceramente non credo di dovermi giustificare se ritengo la prosa di Hardy un po’ pesante e se i personaggi non erano proprio “nelle mie corde”. Non prenderei sempre tutto alla lettera, non siamo su una rivista letteraria ma su un blog che si pone il semplice – seppur nobile – scopo di consigliare delle letture. Se le piace quello che scrivo e come lo scrivo lasci da parte i commenti e legga gli altri 1024 post. Allora, magari, potrà tentare di giudicarmi, ma solo per quello che scrivo. I giudizi personali li lascerei da parte perché non ci conosciamo a tal punto.
Se non è disposta ad interagire con gli utenti accettando la critica e il dissenso, perché ha aperto un blog? Con quale credibilità dispensa consigli ai lettori, quando lei stessa mostra avversione a un autore semplicemente per il carattere dei suoi personaggi “non proprio nelle mie corde” e per la “prosa un po’ pesante”? Ignora forse che i capolavori della letteratura universale si caratterizzano anche per una certa pesantezza dello stile e per la problematicità o particolarità dei personaggi? La lettura richiede impegno e lettori volenterosi e motivati: solo così un’opera letteraria può essere apprezzata e correttamente giudicata. Chi cerca evasione nella lettura si astenga da commenti! Questo dovrebbe far sapere ai suoi lettori, se vuole evitare che il blog si trasformi in una palestra di frivolezze. Io non intendo giudicarla. Ma mi permetto di far notare che i commenti rappresentano la cartina di tornasole della qualità di un blog: assecondare vanità e infantilismi non è mai producente perché presta il fianco a giudizi negativi, anche se mal tollerati. E poi sia almeno coerente nelle risposte: prima conferma di essere totalmente d’accordo con Napo, poi si smentisce sostenendo di non credere di averlo assecondato dando una risposta altrettanto “frivola”!
Carissimo Arnaldo, parto dalla fine del suo commento e le faccio presente che io non ho detto di non aver assecondato Napo, ma esattamente il contrario. Forse dovrebbe rileggere con più attenzione il mio commento qui sopra. Inoltre mi sembra di essere assolutamente ben disposta a interagire con gli utenti, visto che le ho sempre risposto. Accetto il dissenso e sono aperta al dialogo, questo però non vuol dire lasciarsi offendere o accettare critiche a destra e a manca, soprattutto quando sono giudizi sulla persona espressi senza conoscere l’interlocutore con cui si sta dialogando. Per quanto riguarda il giudizio sull’opera (e sarebbe questo, a mio avviso, quello che dovrebbe essere oggetto di commenti) non era lei quello che diceva (cito testualmente) “Un libro può contenere l’universo per un lettore e lasciare indifferente, o addirittura annoiare o disgustare, un altro lettore […] ciascuno deve fare la propria esperienza trovando da sé i libri capace di emozionarlo”? Ecco, penso allora lei possa accettare il fatto che non tutti apprezzino “la pesantezza dello stile” di Hardy e che un’opera non DEVE essere elogiata solo perché è un “capolavoro della letteratura universale”. In cosa si trasformerà il blog (una palestra di frivolezze o un importante sito di critica letteraria) lo dirà il futuro. Certo è che il web è pieno di risorse…
Mi sento tirato in ballo…e ballo.
Gentile Arnaldo, non pensavo che un mio intervento in questo post facesse nascere una tale discussione, e mi creda, non scrivo, adesso, per dimostrarle che non sono solo colui che scrive “non ponderate e infantili valutazioni”.
Il tono del mio intervento era, appunto, “leggero”, e con questo non ritengo di aver denigrato o messo in discussione un capolavoro della letteratura universale, ne ho solo dato, in maniera giocosa, una mia lettura personale, dopo averlo letto completamente e quindi “conosciuto” dal mio punto di vista.
Lei si chiede se questo blog rischia di trasformarsi “in una palestra di frivolezze” dimenticando quale sia l’essenza della vera critica letteraria. Certo se per ” frivolezze” intende una discussione più leggera, non improntata su una più classica critica letteraria, (che io ritengo utile e indispensabile), ben venga. In questa sede, io ritengo, e mi auguro anche Beatrice, di non essere vincolati ad una minuziosa, ponderata e studiata critica letteraria, che potrebbe anche essere presente in altri post, ma di sentirci liberi di essere più “frivoli” nel parlarne senza, mi scusi, sentirsi “vanitosi e infantili”.
In fondo l’unico concetto che le contesto, ma che ahimè è alla base del suo intervento è : “La lettura richiede impegno e lettori volenterosi e motivati: solo così un’opera letteraria può essere apprezzata e correttamente giudicata. Chi cerca evasione nella lettura si astenga da commenti!” La lettura, come l’arte, l’architettura e tutto lo scibile umano è “conoscenza” o “cultura” come meglio preferisce, e nella conoscenza c’è tutto, impegno, sacrificio, rigore, approfondimento, ma anche piacere, passione, allegria, evasione, etc. etc. se elimina uno di questi elementi nega una parte essenziale del “piacere” della lettura e personalmente non lo accetto.
La ringrazio, comunque per il suo intervento, che mostra un altrettanto coerente approccio alla lettura, ma in definitiva diverso dal mio.
un Saluto
Napo
Sto tentando di rispondere a Beatrice, ma ho difficoltà con la stampante: non posso ricopiare il testo da inserire nell’apposito spazio.
Sono sorpreso e oltremodo contento della tua bellissima e garbata risposta. Voglio leggerla con attenzione e meditarla. Ti ringrazio. Vedo che il blog sta cambiando: evviva!
Gentile Beatrice,
facciamo un po’ di chiarezza.
Ammettendo di aver risposto in modo “frivolo”, lei dà adito al sospetto di aver voluto assecondare Napo per motivi di pura cortesia, anziché per intima convinzione. Da qui la legittima accusa di incoerenza, o quantomeno di ambiguità.
La “pesantezza” dello stile di Hardy è opinione del tutto discutibile: io trovo il suo stile splendido e solido, ricco di sfumature. Le sue costruzioni sono sempre originali e brillanti, dense di pathos narrativo e di simboli non convenzionali. Dove lei vede un difetto giudicandolo “prolisso” (“11 righe per indicare che è l’una di notte”), io trovo una descrizione sapientemente costruita e coerentemente inserita nel giusto contesto. Quanti scrittori contemporanei sarebbero capaci di eguagliarlo? Oggi scrivono tutti in modo sciatto e impersonale, incapaci di esprimere concetti elaborati e profondi; ricorrono di preferenza alla costruzione paratattica (l’ipotassi richiede una gran disciplina, un senso preciso delle relazioni tra le cose, un sicuro senso del ritmo) per non complicarsi la vita; e i lettori beoti, privi di capacità di discernimento, acquistano preferibilmente i libri pubblicizzati in televisione, prendendoli per oro colato mentre si tratta di lavori quasi sempre scadenti e abborracciati, frutto di teste volgari. Ecco perché vorrei che almeno nel suo blog si parlasse di libri e di letteratura con serietà e cognizione, evitando discorsi insulsi e sconnessi.
Spero non vorrà negare che i commenti da lei ospitati risultano un concentrato di banalità. Evidentemente la sua funzione di nocchiero sapiente ma corrivo non serve a molto. Invece di ritorcere ciò che scrissi per un altro contesto (non considera che la valutazione soggettiva del singolo lettore è cosa affatto diversa dalla valutazione oggettiva operata dal lettore dotato degli strumenti della critica) e bersagliarmi di repliche sdegnate, dovrebbe riconoscermi almeno un merito, per quanto piccolo: quello di aver sollevato un problema la cui soluzione sta a cuore più a lei che a me. Se ho dato l’impressione di mancarle di rispetto me ne scuso, anche se onestamente non vedo dove sia “l’offesa”. Ma lei perché è cosi inerte? Se ha qualcosa da dire ai suoi lettori lo dica senza reticenze, mediazioni e affanni. Dia un indirizzo deciso alla discussione, e lo faccia intervenendo con metodo e autorevolezza, sfatando false opinioni e demolendo luoghi comuni. Insomma, parli chiaro! Intanto penso che questa “polemica” non sia inutile e fine a se stessa: fornisce un pizzico di sale, e se risulterà di qualche interesse sarà anche utile potendo costituire un modesto primo passo nella auspicata trasformazione del blog in un “importante sito di critica letteraria”.
Arnaldo.
Possiamo riassumere il lungo dibattito con un semplice: a lei il libro è piaciuto molto, a me un po’ meno? Non ho le competenze per fare un’analisi profonda e dettagliata del mondo della letteratura, come invece mi sembra di intuire lei abbia (cosa che apprezzo molto, tra l’altro). Non ho aperto un blog per fare concorrenza ai critici della letteratura ma per dire la mia in modo semplice, e non disdegno i lettori che amano Moccia o che leggono libri “leggeri”. Ognuno ha i suoi gusti e li rispetto, non li giudico e li accolgo volentieri tra i miei lettori. C’è chi riesce a riconoscere la paratassi dall’ipotassi, ma c’è anche chi non sa neanche cosa sono. E non per questo per me sono lettori di serie B. Un libro deve poter regalare emozioni e io ho aperto il blog per far sì che più gente possibile riesca a provarle. Non per forza leggendo quello che piace a me, ma solo facendosi venire – attraverso i miei post – la curiosità di prendere un libro e scoprire cosa si nasconde dentro le pagine.
Sintesi perfetta e pienamente condivisibile. Grazie di avermi sopportato. A Napo un saluto particolare per il garbo e la signorilità dimostrati, dopo essere stato ingiustamente considerato. Pensavo fosse un giovane scervellato, invece devo ricredermi. Continuerò a seguire il suo blog.
Arnaldo.
Ciao! Avevo intenzione di leggere il libro e volevo assicurarmi che fosse una lettura con un bel finale, perciò volevo chiederti come hai trovato la fine e cosa ne pensi.
Ciao, dipende cosa intendi per “bel finale”… Non voglio spoilerare nulla, ma secondo me merita. Forse più il film del libro, a dire la verità.
Poi mi dirai ;)