Autore: Virginia Woolf
Titolo: La signora Dalloway
Titolo originale: Mrs Dalloway
Genere: Letteratura straniera
Data prima pubblicazione: 1925 (in Italia nel 1946)
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar classici moderni
196 pagine
Prezzo copertina: 9,00 €
EAN 9788804570233
Quando parliamo di classici della letteratura come non pensare a quella signora, tutta agghindata, che se ne va a passeggio su Bond Street e mentre sta per comperare un mazzo di fiori per la festa che di lì a poco dovrà organizzare, si abbandona a un lungo flusso di pensieri? A tutti noi sarà capitato, qualche volta, di venire rapiti da quello che la letteratura inglese chiama stream of consciousness; un momento in cui ci lasciamo trasportare da un profumo, da un rumore o, più spesso, da un oggetto e veniamo come catapultati in un mondo a parte, fatto di ricordi e sensazioni. Di solito restiamo come imbambolati, guardiamo nel vuoto e chi ci sta di fianco non capisce se siamo entrati in tranche o se siamo ancora su questo pianeta. Io me la immagino così, la scena iniziale con cui si apre questo bellissimo romanzo.
È un mercoledì di giugno del 1923. Un’unità spazio-temporale (un giorno, a Londra) a cui, però, si riallaccia un mondo intero, che vive nei ricordi e nei pensieri dei protagonisti. Quante cose si possono conoscere, di se stessi, in 24 ore?
Non c’è solo Clarissa Dalloway, nella storia, nonostante sia lei a dare il titolo al libro. C’è tutta la società londinese del tempo, a fare da cornice: i vizi, le altezzosità, le frustrazioni. C’è molto della stessa Virginia Woolf, nei suoi personaggi: nella donna snob della classe borghese, ma anche nell’enigmatico Septimus, che occupa tutta la seconda parte del romanzo, anch’egli ossessionato da lunghi monologhi interiori.
«L’intelligenza sofisticata è una sciocchezza. Bisogna dire, semplicemente, ciò che si sente, si prova.»
Il libro è stato spesso analizzato come una sorta di autobiografia dell’autrice. Clarissa e Septimus, alter ego uno dell’altra, sono le due sfaccettature della personalità di questa strepitosa autrice, che ha scritto un capitolo importante della storia della letteratura con questo romanzo (probabilmente il suo più grande successo).
Nella sinossi della mia edizione Oscar Mondadori è scritto: «In polemica con la narrativa di stampo ottocentesco, Virginia Woolf mira a creare l’effetto della simultaneità tra esperienze diverse, inaugurando quello che ella stessa definì “un processo di penetrazione per cunicoli” attraverso una narrazione non lineare e che procede per improvvise associazioni di idee che si aprono nel pensiero, portando alla superficie frammenti del passato».
Avete letto qualcosa di Virginia Woolf? Che ne pensate del suo stile narrativo?
PS. Come tutti i grandi classici, anche di questo libro ne è stato tratto un film molto particolare (a sua volta ispirato all’omonimo romanzo di Michael Cunningham): The hours – Le ore, che riprende un po’ la storia di Mrs Dalloway e la vita della Woolf.
Gentile Beatrice,
penso che anche lei, come me, subisca il fascino e l’incanto della letteratura sviluppatasi in Inghilterra nell’arco di tempo che va dalla seconda metà dell’Ottocento alla prima metà del Novecento. Incanto e fascino di atmosfere non facilmente definibili, dovute al carattere della gloriosa epoca vittoriana che vede l’Inghilterra ancorata al passato e legata alle distinzioni di classe e alle rigide convenzioni. Inutile fare nomi di autori che lei certamente conosce. Fra questi, un posto di rilievo è occupato da Virginia Woolf , celebre anche per aver fondato la snobissima comunità letteraria di Bloomsbury.
Perché questo panegirico? Non per parlare della Woolf o delle sue celebri opere, ma per presentarle un autore a torto considerato “minore” che della Woolf è stato amico e che lei, Beatrice, forse non conosce ma che a mio avviso dovrebbe conoscere perché merita di essere letto o, se preferisce, recensito nel suo blog. Si tratta Gerald Brenan (1894-1987), autore di un libro bellissimo sulla Spagna degli anni ‘20, da lui amata con passione per avervi soggiornato a lungo in un piccolo e sperduto villaggio posto sulle pendici della Sierra Nevada. Il libro si intitola “A sud di Granada” ed è considerato un classico. Non è un romanzo, ma l’autobiografia di un giovane e romantico eroe di guerra in cerca di un rifugio, desideroso di appartarsi in solitudine a leggere i libri che aveva raccolto e a immergersi nello stile di vita mediterraneo. Sono certo che il libro susciterà l’interesse di qualche suo sensibile lettore alla ricerca di suggestioni legate all’ambiente rurale della Spagna di inizio ‘900.
Arnaldo.
Grazie mille per la segnalazione Arnaldo, non lo conoscevo e me lo segno subito ;)
Mi scusi per alcuni errori commessi durante l’affrettata stesura e sfuggiti al controllo in fase di rilettura. Bene: … “si tratta di Gerald”… ” desideroso di appartarsi in solitudine a leggere i libri che aveva raccolto e di immergersi”…