Le tre cose più memorabili della mia esperienza al Festivaletteratura di Mantova edizione 2014:
- Reinhold Messner: una piacevole scoperta
- La foto con il premio Pulitzer Elizabeth Strout
- Le mie nuove amiche Lara e Valentina
Se vi ho messo curiosità, le spiegazioni e altri dettagli li trovate qui sotto.
Partiamo da una constatazione: trovare parcheggio gratis a Mantova non è proprio impossibile. Difficile sì, ma non impossibile. Io ce l’ho fatta, tutti e tre i giorni, a volte sono stata fortunata, altre volte mi sono fatta un buon quarto d’ora a piedi, ma sfatiamo il mito che Mantova è senza parcheggi.
Detto ciò, passiamo a elencare in un breve resoconto le cose più belle – e anche quelle un po’ bruttine – della mia esperienza al Festival.
Il “romanzetto” di Michele Serra
Ho inaugurato la serie degli eventi con Michele Serra, un giornalista che – ammetto l’ignoranza – prima de Gli sdraiati non seguivo, ma di cui ora non perdo una puntata de L’amaca su Repubblica. Mi piace molto il suo stile pungente, anche se devo ammettere che durante l’incontro con Federico Taddia mi è sembrato un po’ più l’attaccato che non l’attaccante. Assieme all’autore e al moderatore, sul palco erano presenti alcuni adolescenti provenienti da tutta Italia che non hanno risparmiato colpi, a Serra e al suo libro. Rei, a mio avviso, di troppa presunzione e di un po’ di altezzosità, hanno continuato a rimarcare (ne ho appuntate almeno 5 varianti) il fatto che “non è corretto generalizzare, definendo tutti i ragazzi d’oggi come degli sdraiati”. Ma l’hanno capito che si trattava solo di un libro? O meglio di un “romanzetto”, come l’ha definito lo stesso Serra? Secondo me no. «Un testo letterario è arbitrario per definizione» ha giustamente spiegato il giornalista, che poco poteva fare sotto questa serie di ridondanti accuse (ingiustificate). Meno male che il pubblico lo sosteneva, fischiando e borbottando all’indirizzo di certe saputelle che si definivano “in posizione ben eretta” ma che ai piedi calzavano, come il 90% dei giovani, delle banalissime Converse.
Là sui monti con Messner
Il venerdì giornata piena, ho partecipato a ben tre incontri. Il primo è stato Reinhold Messner, un evento seguito quasi per caso. Mi ricordavo di avervi segnalato nelle scorse settimane l’uscita del suo nuovo libro La vita secondo me e mi è venuta la curiosità di andarlo a sentire. Mai scelta fu più azzeccata. Un uomo che sa trasmettere tanto, che ha tenuto il palco per più di un’ora lasciandosi intervistare dal pubblico e aprendo la sua anima a migliaia di occhi curiosi. Dalla scalata più difficile, quella del Monte Cavallo, alle numerose amicizie strette negli anni, dal museo che a breve inaugurerà a Bolzano all’alpinismo oggi.
Ve ne riporto alcuni stralci, che ho appuntato sul mio taccuino.
«È la natura il giudice, quello che fa le regole. E lei non sbaglia mai».
«Quando raggiungo una cima, anche se sono da solo, sento mille rumori. Sento il mio fiato, perché sono in iperventilazione, sento il cuore che batte forte, sento la musica, un largo suonato dal vento sulla neve. E sono consapevole dell’esistenza dell’infinito. Alla fine della nostra vita succede il morire: e secondo me è molto simile a questo, un infinito spazio-temporale dove regna un infinito silenzio. Il paradiso è questo».
«La felicità su questa terra accade quando siamo immersi veramente nella nostra vita».
«La montagna dà a tutti noi la stessa possibilità, la civiltà di oggi non fa la stessa cosa. Sulla montagna non c’è invidia, tutti hanno le stesse occasioni per far bene».
«I momenti drammatici si infilano nella nostra memoria molto profondamente, come un chiodo».
«Poter riempire la nostra vita di entusiasmo: è questa la grande fortuna di noi esseri umani».
«Noi andiamo a tentare quello che è definito “impossibile” per vedere se è possibile. Andiamo là dove la morte è una possibilità, per non morire».
E la cosa che più mi è rimasta impressa è stata la risposta alla domanda: cosa si prova una volta raggiunta la vetta?
«Niente di speciale. Non c’è posto per danzare, non c’è tempo perché non è un luogo sicuro, manca il fiato e fa freddo. Arrivati lassù c’è la consapevolezza che c’è da affrontare il ritorno, ed è molto faticoso. La vera gioia la si prova quando si torna a casa, è come una rinascita, ti dimentichi di tutti i momenti drammatici passati durante la scalata».
Facciamoci due risate
A ruota, poi, è venuto il turno di Stefano Benni. Esilarante, incalzante, un po’ disarticolato e tremendamente divertente. Ha esordito con un elenco delle domande più bizzarre che alcuni giornalisti gli hanno rivolto, negli anni, sull’importanza della letteratura, intervallate da letture di stralci di grandi autori come Eco, Borges e Gaber, sempre sul tema. Anche qui grande spazio hanno avuto le domande… e gli autografi!
Libri e musica
A un pomeriggio così ricco non poteva che seguire una super serata, quella con Francesco De Gregori. Mito a parte, il personaggio De Gregori è proprio come ve lo raccontano: un po’ scazzato, a pelle un po’ snob e antipatico. Certo va considerato che quando ascolti le sue canzoni sei su un altro pianeta e poco importa se lui non è proprio Mister Simpatia, resta sempre uno dei più grandi cantautori italiani. E io voglio continuare a ricordarmelo così, con la sua voce dal timbro originale e avvolgente, leggermente graffiata dal giradischi che riproduceva all’infinito La donna cannone.
Mi sento come se il Pulitzer l’avessi vinto io
Infine arriviamo alla giornata clou: sabato, quando ho conosciuto e incontrato il premio Pulitzer Elizabeth Strout. È una donna fantastica; scrittrice a parte, l’ho potuta ammirare nella sua semplicità, e ne ho apprezzato la spontaneità durante l’intervista con Piero Dorfles (quello di Un pugno di libri, ve lo ricordate? Le domeniche pomeriggio davanti alla tv con la mamma, a indovinare i titoli dei libri e a imparare così tanto su autori e personaggi, assieme a lui e a Neri Marcorè… e chi se li dimentica?). Ci ha fatto ridere, la Strout, e ci ha fatto entrare nel personaggio raccontandoci le varie sfaccettature di Isabelle (protagonista del suo primo romanzo), il brutto carattere di Olive Kitteridge (quella che le ha fatto vincere il Pulitzer) e i parenti-serpenti de I ragazzi Burgess. È una donna statuaria, alta, bionda, forte, ma allo stesso tempo fragile: era così nervosa prima dell’intervento, neanche fosse la sua prima volta. Era seduta in un angolo, fuori da palazzo San Sebastiano, a raccogliere le idee e a cercare la concentrazione. Ed è stata così gentile da accettare la mia richiesta di fare qualche foto assieme: abbiamo provato con un selfie ma poi lei ha insistito per fermare una signora lì vicino affinché ce ne facesse qualcuna di migliore. È stata così gentile, così umana, che neanche mi sembrava di parlare con una delle più grandi scrittrici del mondo. E a mio avviso quel premio (e tutti gli altri) lo merita tutto! Grazie Liz.
Blogger e dintorni
E poi come dimenticare, due incontri davvero interessanti. Ho conosciuto una fan de L’angolo dei Libri su Facebook, Lara, che gestisce la Libreria del Corso a Guastalla (RE). Abbiamo scambiato 2 parole, in super velocità, entrambe molto prese dai mille appuntamenti da incastrare, ma siamo riuscite a buttare lì un sacco di idee. Vi terremo aggiornati. Con Valentina, invece, che mi ha riconosciuta grazie ad Instagram e che fino a quel momento il blog non lo conosceva, è nata una simpatica amicizia, che sono sicura continuerà nel tempo. Di sicuro ci rivedremo al prossimo Festival (magari anche prima, però, eh?) per scoprire se le simpaticone-con-la-maglia-(o-la-gonna)-blu ci sono ancora. E per farci due risate assieme! Se volete conoscerla la trovate online come Pepitosa.
Una città a misura di lettore
Cos’altro vi posso raccontare? Mantova è sempre una città bellissima, una delle mie preferite. Ci sono angoli del centro e dei giardini a cui sono particolarmente legata, e che a volte mi strappano un sorriso e a volte una lacrima. Trascorrere qui questi giorni, immersa e circondata da libri e autori è stato un evento nell’evento. Ho mangiato 3 gelati Grom (uno ogni giorno) e devo dire che è davvero una delle mie gelaterie preferite, ho comperato una collana molto originale fatta dalle ragazze di Dis Moi Oui con un piccolo libricino come pendente (a breve la foto su Instagram), ho passeggiato tra bancarelle di libri usati e ho letto: all’ombra di Palazzo Ducale, nei giardini sul Tè, in piazza Virgiliana, in riva al Mincio e in qualsiasi angolo potesse accogliere me e il mio e-reader.
Se anche voi siete stati al Festival, a questa o a una passata edizione, lasciate qui il vostro commento.
Bell’articolo! Veloce, colorato, genuino! Sembrava di esserci stati! Grazie da parte di chi era a casa…
Grazie a te Pandora ;)
Grande Beatrice! è stato un vero piacere incontrarti. Passo questa settimana in cui sto focalizzando le presentazionie e gli eventi di ottobre e novembre, dopodichè ci sentiamo con calma e organizziamo un nuovo incontro e qualche meraviglioso appuntamento.
p.s. sbircia sul mio blog http://www.libreriadelcorsoblog.com
Un abbraccio
Lara
Brava Lara che mi hai segnalato il tuo blog, poi vado a dare una sbirciatina ;)
non ci sono mai stata, adoro Mantova ma detesto la folla!
Davvero??? Sì in effetti è molto affollato, ma per gli incontri merita davvero… Per l’anno prossimo magari facci un pensierino.