Forse il nome Guy Montag non vi dice molto, ma se vi svelo che è il protagonista di Fahrenheit 451 allora sono sicura che vi strapperò un grande “ahhhhhh”! Tutti noi booklover abbiamo letto – o almeno sentito parlare – di questo romanzo apocalittico di Ray Bradbury, dove leggere o anche solo possedere libri è considerato reato. E tutti i volumi che si trovano in giro devono essere bruciati.
Il peggior incubo di sempre, per noi divoratori insaziabili di pagine. E Guy Montag è il peggior personaggio letterario che si possa incontrare.
Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.
Poi un giorno Guy si sofferma a leggere alcune righe di un libro, prima di bruciarlo. E viene attirato nella spirale che noi ben conosciamo: non riesce più a smettere. Il libro, non tanto la trama in sé quanto l’esperienza di lettura, gli aprirà gli occhi: si renderà conto della tristezza della sua vita e deciderà di cambiare.
Per chi come me ha la radice del nome nel primo giorno della settimana non era proprio possibile resistere alla tentazione di credere che tutto potesse cambiare.
Dispotico e tremendamente attuale, come l’altro manifesto della letteratura di genere, il 1984 di George Orwell, Fahrenheit 451 è un libro che dovete assolutamente avere.