Coraggio! – Gabriele Romagnoli

Per la prima volta dopo tanti anni di post e recensioni, partecipo anch’io a un blogtour*. E lo faccio con Coraggio! di Gabriele Romagnoli, un libro davvero toccante, una raccolta di storie, una miscellanea di vite ed esperienze, di emozioni e di fatti. Ma soprattutto un’antologia del coraggio.

Immaginala detta così, in modo non imperativo, né perentorio: una carezza d’ordine, un viatico per il futuro, il tuo vero passaporto per la vita. Per non sprecarla e non barattarla in cambio di niente. Per non cedere ai ricatti, di qualunque genere. Per essere la donna o l’uomo che in un pomeriggio disperso nell’infanzia, in un cortile senza voci, leggendo un fumetto, hai desiderato diventare, non sempre ma quando avrebbe contato: aprire il portellone d’emergenza, cedere il posto nella scialuppa di salvataggio, alzare la testa. E, a tua volta, avvicinarti a qualcun altro e dirglielo, con la stessa voce che si tramanda e ci sostiene, anche adesso, così: coraggio!

In queste righe, con cui si apre il primo capitolo, già si intravedono alcune delle storie che Romagnoli ci racconta nelle pagine successive. “Storie necessarie”, come le definisce lui stesso,

sul coraggio a lettere minuscole. sull’umiltà di quelli che l’hanno dimostrato, sul senso civico e del dovere, sulla qualità dell’essere umano.

Partendo da Antonio Sacco, la cui vicenda verrà svelata piano piano, passando per il generale Della Rovere (il vero e il finto), e la massima che è passata alla storia: “quando non sai qual è la via del dovere, scegli la più difficile”. Incontrando il calciatore Èric Abidal, che ha sconfitto il tumore al fegato perché doveva giocare la finale di Champions League, e arrivando a Jean-Sélim Kanaan, che ha fatto il suo dovere anche quando non ci credeva più.

Come in un puzzle dove solo alla fine, quando tutti i pezzi trovano la loro giusta collocazione, puoi distinguere bene il disegno.

Tra queste tessere ce n’è una che raffigura due persone, un uomo e una donna. Sono sdraiati su un letto, in una cabina di una nave, e sono abbracciati. È l’ultima immagine con cui Romagnoli (e anche io) si raffigura i coniugi Hubbard nei 18 minuti tra il siluramento e l’affondamento. Elbert e Alice si trovavano sul transatlantico Lusitania, quel 7 maggio 1915, anche se non avrebbero dovuto. Erano di ritorno dalla Casa Bianca dove Elbert era andato di persona a chiedere una sorta di “grazia” per una condanna ingiusta che l’aveva colpito: era stato accusato di aver pubblicato materiale giudicato osceno.

La nave, in pieno periodo bellico, non poteva avvicinarsi alle coste britanniche, e non poteva nemmeno trasportare quelle munizioni e quei supporti girevoli per cannoni. Ma si sa, tra dire e fare c’è di mezzo il mare. Quel mare che se li è inghiottiti tutti, nave e passeggeri (ne morirono 1201 su 1964), dopo l’impatto devastante del siluro sgangiato dal sommergibile tedesco U-20 che lo teneva d’occhio da un po’.

Colpito e affondato.

È grazie al racconto di un sopravvissuto, Ernest Cowper, e al capitolo che le ha dedicato Romagnoli in questo libercolo, che la fine di Elbert e Alice è arrivata fino a noi, come esempio di coraggio.

I due, in piedi appoggiati alla balaustra, a braccetto, sembravano chiedersi cosa fare, davanti a quell’inferno di persone che correvano di qua e di là, anime che cercavano la salvezza o almeno un posto sulla scialuppa. Ma in realtà avevano già deciso. «Sembra che non ci sia niente da fare» disse Alice, tenendo sotto braccio il marito.

Così i coniugi Hubbard

hanno rinunciato a salvarsi perché non succedesse a uno di loro.
Hanno lasciato posto su una delle sei scialuppe a qualcun altro, ad altre persone.

Resistere significherebbe consegnarsi a una sorte peggiore (dividersi, sopravvivere a scapito dell’altro o di altri due, ignoti, da salvare al proprio posto). Ci vuole coraggio per resistere e rimontare. Ce ne vuole altrettanto per chiudere la partita, la porta, gli occhi di chi si ama, insieme o no. Questo capitolo è per quelli che non hanno accettato la sofferenza come unico destino rimasto e hanno fatto la cosa più difficile per la persona amata.

E questo libro è per chi non ha mai pensato di non potercela fare, per chi crede in quello che fa ogni giorno, e lo fa senza pensare, non perché è uno sprovveduto, ma perché il dovere è una cosa innata, perché

l’eroe è chi fa il proprio dovere.

 

*il blogtour è una sorta di promozione per un libro, una tecnica di web marketing che coinvolge blogger e influencer selezionati a cui viene inviato un libro e chiesto di parlarne nel proprio spazio. Nessuna forzatura è stata fatta, su di me, a livello stilistico e di contenuti: Feltrinelli è stata aperta e gentile, mi ha inviato il libro e mi ha chiesto di raccontarvi qualcosa che mi avesse colpito di questo romanzo, a modo mio, come siete soliti leggermi.

via GIPHY

Essendo un testo a racconti brevi si presta bene a questo tipo di esperienza, perché ognuno dei 6 blogger coinvolti ha potuto toccare un aspetto del coraggio, parlare di una storia e di una vita, dare un esempio di cos’è attraverso la diretta esperienza di qualcuno. Se volete scoprire cosa si nasconde tra le pagine del libro, potete leggere anche le recensioni di L’officina del libro, Francesca Coco e Leggere a colori o attendere la #graforecensione di Alberto Zuccalà.

Se invece vi ho convinti, qui sotto, come sempre, trovate il link per acquistare il volume su Amazon ;)

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