Quello contenuto in questo breve libretto dal titolo benaugurale “Buona vita a tutti” è il discorso che J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, ha tenuto ai laureati di Harvard nel 2008. Un condensato di positività e buoni propositi, ottimo per iniziare l’anno nuovo con il piede giusto.
Vi sembrerà strano che un discorso di pochi minuti sia diventato un libro, o meglio un saggio. Ma ci sono così tanti spunti in queste poche pagine che nel leggerlo vi farete un regalo grandissimo, anche se la laurea voi non l’avete nemmeno conseguita.
Il sottotitolo del libro espone i due macroargomenti che la Rowling affronta nel suo discorso: i benefici del fallimento e il potere dell’immaginazione. Tranquilli, non serve aver letto le avventure del maghetto di Hogwarts per capire le sue parole, perché sono frasi e concetti che vengono dal cuore e dalla sua esperienza di vita.
J. K Rowling ammette di non ricordare nemmeno una parola del discorso che la filosofa Mary Warnock ha tenuto durante la sua cerimonia di laurea, quindi mette già le mani avanti scusando anticipatamente i presenti se da qui a vent’anni non ricorderanno nulla di ciò che sta per dire. (Nel caso, comunque, ora c’è la possibilità di acquistare questo saggio, per non fare brutte figure con i parenti).
E con un’ironia disarmante ma che sa tenere desta l’attenzione, confessa di aver vissuto sulla sua pelle cosa significa fallire. Andando contro a quelli che erano i desideri dei genitori, che la volevano diplomata in qualche disciplina professionale che potesse assicurarle un lavoro, lei optò per Lettere classiche e coltivò la sua passione per la scrittura, abbozzando storie e racconti in qualsiasi ritaglio di tempo.
Pochi anni dopo la laurea, però, si ritrovò sola, con una bimba piccola, un matrimonio saltato e senza lavoro. Un’esperienza che non augura a nessuno, men che meno a quei giovani rampolli che faranno il loro vero ingresso nel mondo proprio dopo il suo discorso.
Ora, non starò qui a raccontarvi che il fallimento è uno spasso. Fu un periodo buio della mia vita e non potevo certo aspettarmi quello che in seguito la stampa ha presentato come una specie di finale da favola. Non avevo idea di quanto fosse lungo il tunnel e per molto tempo la luce alla fine fu più speranza che realtà. Allora perché parlare dei benefici del fallimento? Per il semplice fatto che il fallimento mi costrinse a eliminare tutto ciò che era superfluo. Smisi di illudermi di essere qualcosa che non ero e presi a incanalare ogni mia energia nel portare a termine l’unico lavoro che mi stava a cuore.
Certo, non a tutti (almeno speriamo) capiterà di toccare il fondo, ma una dose di insuccesso è sempre da mettere in preventivo, nella vita. Si sa che dal basso si può solo che risalire e la Rowling ne è un esempio vivente.
Non conoscerete mai veramente voi stessi o la forza dei vostri rapporti finché le avversità non vi avranno messi alla prova.
Ed è qui che poi si ricollega con il secondo tema: quello legato al potere dell’immaginazione.
L’immaginazione non è soltanto la capacità unicamente umana di figurarsi ciò che non esiste, e di conseguenza la fonte di ogni invenzione e innovazione: nella sua qualità forse più trasformativa e rivelatoria, è la forza che ci consente di provare empatia per esseri umani di cui non abbiamo mai condiviso le esperienze.
A darle questa illuminazione fu la sua esperienza lavorativa nel dipartimento di ricerche sull’Africa di Amnesty International. Qui venne in contatto, anche se non direttamente, con persone torturate, vittime di violenze e sopprusi, incarcerate perché avevano osato esprimere la propria idea, perché si erano in qualche modo ribellate al regime.
L’attività di associazioni come Amnesty International sono fondate proprio sull’immaginazione, cioè sulla capacità di immaginarci nei panni di altre persone e di agire per conto loro. E l’unica arma in loro possesso è l’empatia umana. Chi si rifiuta di usare la propria immaginazione, nascondendo la testa sotto la sabbia davanti a queste atroci realtà, non vive meglio degli altri. È comunque tormentato dagli incubi e non trascorre un’esistenza serena. Anche il non fare niente è una presa di posizione.
Lo ricorda bene J. K. Rowling quando cita Plutarco, secondo il quale con il nostro semplice esistere influiamo sulla vita di altre persone.
L’augurio di “Buona vita a tutti” che dà il titolo a questo breve saggio riprende le ultime parole del discorso tenuto dalla scrittrice inglese.
Domani spero che, anche se non ricorderete una sola delle mie parole, vi torneranno in mente quelle di Seneca […]: “Come un racconto, così è la vita: non importa che sia lunga, ma che sia buona”.
Oltre che delle parole di J. K. Rowling, il libro è arricchito con le illustrazioni e le grafiche del Dr. Bestia che lo rendono un volume davvero da tenere sempre sul comodino e risfogliare ogni tanto.
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