Anna – Niccolò Ammaniti

Anna è il primo romanzo che leggo di Niccolò Ammaniti (mea culpa, mea culpa, mea profundissima culpa) e non so se posso dire che è anche il suo lavoro meglio riuscito. Però so che mi ha davvero rapita. E come spesso mi capita quando leggo i libri senza prima leggere la sinossi, e senza quindi sapere dove sto andando a cacciarmi, non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine, nonostante a tratti l’inferno di questa Sicilia del 2020 desolata, saccheggiata e depredata, la crudeltà della lotta per la sopravvivenza e l’aria che puzza di morte e malattia ti trascinino giù tanto da fare quasi paura.

È un romanzo distopico, questo di Ammaniti, che sembra voler chiudere il cerchio dei libri con protagonisti i ragazzini (avete letto Io non ho paura, oppure visto il film?). Un mondo ai limiti dell’apocalisse, di “goldinghiana” memoria, dove gli adulti muoiono, anzi sono già tutti morti, e solo i bambini sopravvivono. Almeno fino alla pubertà. Diventare grandi, infatti, un traguardo che tutti aspettano con l’ansia dell’inconsapevolezza, vuol dire prendere la Rossa e morire di lì a poco, dopo ore, giorni, settimane di dolori e sofferenze. Anna però non ha paura del futuro: tredicenne siciliana rimasta orfana per la pandemia che sta dilagando nel mondo, si trova a dover lottare per la sua vita e per quella del fratellino Astor. Non si lascerà intimorire da un cane randagio rognoso e malconcio che poi diventerà “il suo amore”, non si lascerà trascinare nelle profondità degli abissi, non si lascerà sopraffare dall’ignoranza.

E soprattutto non perderà mai la speranza. Agirà un po’ d’istinto e un po’ secondo le indicazioni che la madre in punto di morte le ha lasciato nel Quaderno delle Cose Importanti: «Figli miei adorati, vi amo tanto. Tra poco la vostra mamma non ci sarà più e ve la dovrete cavare da soli. Siete bravi e intelligenti e son sicura che ce la farete».

Ecco cosa ne dice l’autore, in un’intervista apparsa su OrvietoNews.it:

Alla base di tutto, l’idea che la vita conta per come la vivi, non per quanto è lunga. Una sorta di parabola, insomma, nata anche dalla necessità di non raccontare più la tecnologia. Quanto è faticosa per uno scrittore! Mi piaceva l’idea di sbarazzarmi della digitalizzazione in cui siamo immersi per raccontare di paesaggi naturali e capire quanto ci mette l’edera a nascondere i resti della civiltà. È nella memoria che uno cresce, trova e sopravvive.

Perché va detto, Anna è un libro moderno anche senza parlare di Internet e di tecnologia. Tutta la Sicilia (e forse tutto il mondo) è senza corrente elettrica, “al mercato del baratto un orologio valeva quanto un cellulare o un Boeing 747. Meno di uno Smarties”, cibo e pile sono merci di scambio rare e preziose, e i nativi digitali regrediscono fin quasi all’età della pietra, uccidendo mandrie di mucche per nutrirsi, accendendo falò e immolando(si) a una fantomatica figura salvifica.

Allo stesso tempo romanzo d’avventura e di formazione, fiaba e fantasy, è un romanzo che mi ha colpita come pochi ultimamente. E spero lo leggiate presto, per farmi poi sapere cosa ne pensate.

2 Comments

  1. Mery
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