3 libri belli che ho letto di recente

Se come me ami le liste, e soprattutto le liste di libri belli, ecco il post che fa per te :) Ho raccolto qui 3 delle mie più recenti letture, motivando per ognuna cosa mi è piaciuto di più. Vediamo se ti faccio convinto/a a leggerne almeno uno ;)

Hotel Silence – Audur Ava Olafsdottyr (Einaudi)

hotel silence

A parte il cognome impronunciabile, quest’autrice ha un vero talento nel descrivere emozioni e sentimenti. È riuscita a entrare nella mente e nel cuore di un uomo solo, segnato da mille sfighe (la moglie l’ha lasciato, confessandogli che la figlia che hanno avuto insieme in realtà non è figlia sua, la madre è affetta da demenza senile e la sua vita sta decisamente andando a rotoli) e a farcelo sentire subito come un amico.

Jònas, il protagonista, decide che è tempo di fare qualcosa, di fare il grande passo e di togliersi per sempre da questo mondo. Sceglie, come scenografia per il suo suicidio, un hotel sperduto in un paesino appena uscito da una guerra civile, ancora pervaso dalle macerie e da un alone di grigia desolazione. Crede che qui nessuno oramai abbia più voglia di vivere, e spera di trovare il silenzio e la pace per compiere un gesto così estremo.

In realtà conoscerà tutta una serie di personaggi, pieni di voglia di vivere, di voglia di rimboccarsi le maniche e ricominciare, che… beh, non ti posso certo dire come va a finire. Vorrei che lo leggessi, perché lo stile asciutto e “nordico” di questa autrice è davvero una cosa ammirevole. Un modo per avvicinarsi a una letteratura forse ancora troppo poco apprezzata, ma che ha davvero tanto da insegnare.

Se servisse a convincerti, è stato eletto Libro dell’anno dai librai islandesi e in questi giorni è entrato nella cinquina del Premio Strega Europeo.

[amazon_link asins=’8806235982′ template=’ProductCarousel’ store=’langdeilib-21′ marketplace=’IT’ link_id=’d6b85445-44d4-11e8-a194-8d6da07c9510′]

Il peso della neve – Adriana e Giampiero Parete (Mondadori)

il peso della neve

Manco farlo apposta, anche in questo libro c’è un hotel. Il problema è che qui di inventato o romanzato non c’è nulla. I protagonisti, non che autori, sono due degli 11 sopravvissuti alla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano, in Abruzzo. Una strage che forse anche tu, come me, hai seguito per ore incollato davanti al televisore, sperando sempre che ne uscissero tutti sani e salvi.

Purtroppo così non è stato e leggere questa testimonianza è ancora più straziante.

Non voglio suonare cinica, ma questo libro è un vero inno alla vita. La famiglia Parete (mamma, papà e due bambini) ne è uscita quasi illesa, a livello fisico. Tuttavia quello che si porterà dentro per sempre è ancora difficile da raccontare. In queste pagine c’è la cronistoria di quei giorni terribili (sì, hai letto bene: giorni, sepolti vivi sotto la neve), c’è il prima, quando l’hotel era ancora in piedi e la neve sembrava solo la perfetta coreografia di una vacanza all’insegna del relax. C’è la tragedia e i soccorsi che tardano ad arrivare perché qualcuno pensava che l’allarme non fosse altro che uno scherzo… sì, uno scherzo del destino. E ci sono le lunghe ore di attesa, immersi nel silenzio e nel buio.

È proprio il buio la parte che più mi ha disturbata, nella lettura. Ho iniziato a leggere questo libro di sera, sull’e-reader, nascosta sotto le coperte, ma a un certo punto ho dovuto smettere. Non riuscivo ad affrontare le pagine, gli occhi pieni di lacrime e la paura di chiuderli per rivivere anch’io quel buio. Mi dicevo “è solo suggestione, è solo un libro”, ma sapevo che non era vero. Che qualcuno quel buio l’aveva vissuto davvero e con il suo ricordo ci avrebbe dovuto convivere per sempre.

Ho lasciato passare qualche giorno e poi l’ho ripreso. Volevo capire, volevo sapere, avevo bisogno di leggere il lieto fine che già conoscevo.

“Il peso della neve” è un libro da leggere in un momento di serenità, quando la tua mente non è occupata da altri pensieri. È un libro forte, come forti sanno essere solo i libri che raccontano la vita vissuta. Ed è assolutamente un libro che devi leggere, prima o poi.

[amazon_link asins=’B07898BXL8′ template=’ProductCarousel’ store=’langdeilib-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4735856f-44d6-11e8-930d-193b66bb7328′]

Le assaggiatrici – Rosella Postorino (Feltrinelli)

le assaggiatrici

Questo libro è stata una bellissima scoperta. Ne sentivo parlare ovunque, in rete. Tutti sembravano avercelo sul comodino, e io non me lo sono fatta dire due volte. L’ho già consigliato personalmente a non so quante persone e l’ho anche eletto Libro del mese qui sul blog, perché credo sia una delle cose migliori scritte in questi primi mesi del 2018. Di cosa parla, in breve? Di un gruppo di donne che hanno trascorso mesi ad assaggiare il cibo di Hitler, con la paura che quello fosse il loro ultimo pasto.

Come ha dichiarato Rosella Postorino in un’intervista per ilLibraio.it il libro affronta temi quali “l’ambiguità delle pulsioni umane, il confine sottile tra vittima e colpevole, la coercizione, gli effetti delle organizzazioni totalitarie (dalla mafia al carcere al nazismo) sulla vita (privata) delle persone”.

Le vicende narrate e la figura di queste assaggiatrici si ispira a qualcosa di realmente accaduto, durante la Seconda Guerra Mondiale. Hitler era davvero terrorizzato (a ragione, direi io) dal fatto che qualcuno volesse avvelenarlo, così aveva cercato di tutelarsi “ovviamente” facendo rischiare qualcun altro al posto suo.

Rosa Sauer è la protagonista principale di questo romanzo, ispirata dalla figura di Margot Wölk, una delle assaggiatrici di Hitler scomparsa recentemente e che per tutta la vita aveva tenuto nascosta questa parte della sua vita, rivelandola solo poco prima di morire.

Una donna all’apparenza determinata e intraprendente, che però si lascia sopraffare dal regime e si piega alle sue volontà. Non si è ribellata a questa coercizione (dopotutto non era stata gentilmente invitata a palazzo, ma era costretta a recarsi ogni giorno al “lavoro”, scortata dalle SS), ma ne è rimasta schiacciata. La storia è raccontata da un tempo passato, che però è successivo agli eventi, quindi Rosa parla come sopravvissuta e racconta il senso di colpa che ha provato e prova tutt’ora per non essersi opposta ai soprusi ed essere invece riuscita ad adattarvisi.

In mezzo a tutto questo dolore e a questa paura c’è spazio anche per l’amore e la passione. Perché quando si parla di animo umano non si possono non affrontare questi temi. Ma come si poteva amare qualcuno che lavorava per Hitler? È bello poterselo chiedere e leggerne la risposta in un libro scritto in maniera davvero coinvolgente, che riesce ad affrontare un argomento così delicato come il Nazismo da un punto di vista interno ma inedito.

Se hai voglia di tuffarti nella Storia e di provare a capire un po’ di più del nostro genere umano, questo libro apre moltissimi interrogativi che ti daranno tantissimi spunti. Molte domande, te lo dico, non troveranno risposta, ma è questo il bello dei libri.

[amazon_link asins=’8807032694′ template=’ProductCarousel’ store=’langdeilib-21′ marketplace=’IT’ link_id=’ff4e0d18-44d8-11e8-9980-811936b31ab2′]

Add Comment

Acconsento al trattamento dei miei dati secondo quanto esplicitato nella Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: